Alfredo MAIORINO Giallo Camera

segno / aprile — maggio 2020


Giallo Camera, mostra personale di Alfredo Maiorino (Nocera Inferiore, 1966), desidera essere un immaginato spazio sospeso attraverso cui lo spettatore e il suo sguardo, apparentemente negato, si sofferma sui più recenti lavori dell'artista, i Corpi Fragili, ovvero le opere opache e tridimensionali che l'artista campano ha realizzato per lo Studio Trisorio di Napoli. La fruttuosa collaborazione con la storica galleria napoletana inizia nel 2003, anno della prima mostra personale presso la stessa, in seguito riceve l'invito alla XIV Quadriennale, Anteprima allestita presso il Palazzo Reale di Napoli. Nel 2005 lo Studio Trisorio cura la sua mostra Il Cielo Capovolto presso il Castel dell'Ovo di Napoli, un punto di rottura e un cambio di direzione nei lavori dell'artista che, se inizialmente con le sue prime opere ricercava e produceva delle figure archetipiche e essenziali su grandi tavole e tele rotonde, da lì in poi scopre invece il potenziale espressivo delle forme astratte e geometriche, una ricerca spaziale e architettonica che diventerà parte della sua cifra stilistica e artistica. Una ricerca "scandita da un attento processo di sintesi del linguaggio espressivo. Prendendo le distanze dalla pittura intesa come rappresentazione, come allusione a una realtà concreta o a uno stato d'animo, Maiorino ha cominciato a indagare gli elementi primari del linguaggio pittorico, i materiali che compongono l'opera, le loro qualità tattili e visive. Quest'operazione gli ha consentito di fare del colore una sostanza mentale, meno visibile e più interiore; della pittura ha conservato gli elementi strutturali, la tela, la preparazione, il disegno, lasciando che gli oggetti misurino lo spazio bidimensionale dell'opera e si relazionino ad esso in modo funzionale, in un rapporto simile a quello dell'uomo nello spazio che abita. In questo spazio purificato ha cominciato a inserire materiali come il vetro ed il feltro, che svolgono una funzione protettrice ed isolante" come affermato nello statement della galleria per la mostra Ri-Velare del 2015. Maiorino in Giallo Camera ricerca nei suoi lavori ed attraverso essi la profondità e l'illusione; le opere allestite all'interno dello spazio bianco della galleria le potremmo definire come un ensemble di scatole pittoriche ed all'interno di queste scatole sono costruiti dei volumi, delle architetture di colore, spostando così in un contesto abitabile l'atto di chiusura in scatola che presiede il lavoro stesso dell'artista, come da lui asserito. Maiorino decide quindi di giocare con una serie di effetti ottici attraverso vari espedienti, primo fra tutti, il vetro opaco, un vedo e non vedo spaesante e inafferrabile per l'osservatore: la superficie sotto-vetro nasconde e rivela una molteplice serie di geometrie e figure. Una modalità di rappresentazione visiva che nega allo spettatore una chiara leggibilità dell'opera e lo costringono a una continua e frustrante attività di ricerca e di disvelamento di un visibile non più rassicurante, ma è forse proprio lo sguardo ostacolato, sguardo che si nutre della «pulsione scopica, del fascino e delle trappole del piacere ottico»¹ a rendere alcune immagini estremamente magnetiche come ci ricorda il critico e storico dell'arte romeno Victor Stoichita. Le definizioni standard favoriscono l'idea di astrazione come idealizzazione. L'Oxford English Dictionary offre "senza materia", "ideale" e "teoretico" per l'aggettivo astratto, e "dedurre", "togliere" e "svincolare" per il verbo. Una distanza dal mondo di cui l'artista si appropria, un "puro" raffinamento finale dell'arte per l'arte, una riduzione dei materiali costitutivi di un medium, delle tensioni interne all'astrazione stessa, contraddizioni tenute in sospeso e che si confrontano in un gioco dialettico², così come nei lavori di Maiorino. Un percorso che si conclude con una riflessione attorno al titolo stesso, Giallo Camera, la pianta della galleria, riprodotta in una tenue cromia di giallo, è l'opera chiave, ed i Corpi Fragili sono architetture, così come gli spazi delle opere stesse. Per questa operazione l'artista afferma di aver scelto il giallo "perché termometro cromatico di un'esperienza che di questo colore conserva l'ambiguità, il doppio, nel suo moto oscillatorio tra ascesa e precipitazione: solare e tramontante, prezioso e funesto, risplendente e declinante", un colore che l'artista ripropone in maniera sistematica e alternata. La pittrice ucraina naturalizzata francese Sonia Delauney, orientata a una pittura di puro colore ci ricorda che "la nuova arte comincerà davvero quando capiremo che il colore ha una esistenza sua propria e che le infinite combinazioni hanno una poesia e un linguaggio poetico molto più espressivo di qualsiasi altra cosa mai esistita esso in prima."³ Nel caso di Giallo Camera le figure geometriche che si addensano, dai colori celati ed attenuati, producono un carico senso di atmosfera aperta, incompleta, "uno spazio simbolo di un territorio magico" che cede al visitatore l'interpretazione di ciò che può e non può percepire.

Brunella Todisco

¹ V. Stoichita, Effetto Scherlock, Il Saggiatore, Milano 2017
² H. Foster, R. Krauss, Y.A Bois, B.H.D. Buchloh, D. Joselit, Arte del 1900. Modernismo, Antimodernismo, Postmodernismo, Zanichelli, Bologna 2013
³ P. Ball, Colore. Una biografia. Tra arte storia e chimica, la bellezza e i misteri del mondo del colore, Rizzoli, Milano 2001


 
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Alfredo Maiorino. Giallo Camera allo Studio Trisorio, Napoli