Geometrie di natura: la Löhr si fa in due

il mattino / 25 settembre 2020


L’artista tedesca espone da Trisorio e al museo di Capodimonte tra sculture, disegni, un’installazione e materiali come semi di piante, erbe, crine di cavallo, cose buttate via: la creazione diventa ricreazione

La forma, lo spazio. Christiane Löhr (Wiesbaden, 1965), allieva di Kounellis all'Accademia di Belle Arti di Dusseldorf, si muove tra questi due concetti, punti di riferimento, partenza e sviluppo della sua ricerca. Due gli appuntamenti napoletani per lei, dalle 16 allo Studio Trisorio alla Riviera di Chiaia, domani alle 11 al museo di Capodimonte. In mostra sculture, disegni, e un'installazione, da Trisorio, a Capodimonte quattro sculture più grandi.
La Löhr utilizza materiali che raccoglie a diretto contatto con l'ambiente, la natura: semi di piante, erbe, crine di cavallo, cose buttate via, abbandonate, che lei raccoglie, conferendo loro nuova vita, nuove funzioni. Creare per ri-creare, nascono così le sue sculture, sia pure in miniatura: esili tessiture, o installazioni impalpabili che possono stare nel palmo di una mano o anche occupare grandi ambienti. «Fragili certo e infatti le proteggo con strutture leggere di plexiglass», ammette, guidata dalla stessa geometria interna dei suoi materiali, così da realizzare architetture fluttuanti, leggere e fragili, ma al tempo stesso forti e solide. Superficie e spazio sono i temi principali dei suoi disegni. Le sue strutture lineari «crescono» dalla parte inferiore della pagina al bordo superiore, «sviluppando quello che per me è un flusso in uscita, dall'interno verso l'esterno», spiega lei.
Sette i disegni allo Studio Trisorio, uno di dimensioni più grandi rispetto agli altri, e poi l'installazione con il crine di cavallo che prende e cambia forma da una parete all'altra, con massima attenzione per la geometria, per l'architettura. «Lo spazio qui è perfetto per la mia installazione», dice. Le sue sculture, i disegni, sono composti con materiali organici. onte io.
C'è rigore e una ricerca delicata ma coerente nel lavoro della Löhr, che vive tra Colonia e Prato, e dieci anni fa ha esposto al Madre: «Sono interessata a capire come qualcosa si comporta nello spazio, in rapporto ad esso, i miei lavori sono linee che attraversano lo spazio, specie quelli formalmente più di segno grafico. Mi piace sviluppare qualcosa che deve prendere forma sul posto, come i disegni, o come le sculture che non devono essere finite con precisione. Il materiale che utilizzo ha tante caratteristiche, e anche dei limiti, e mi porta via via alla forma, che si trova con l'andare avanti del processo creativo. La creazione di un'opera è come un'indagine, l'invenzione di qualcosa di nuovo». A Capodimonte, per il ciclo «Incontri sensibili» curato da Sylvain Bellenger e Laura Trisorio, in collaborazione con Tucci Russo Studio per l'arte contemporanea, la Löhr espone quattro sculture più grandi di quelle presentate da Trisorio in dialogo con un dipinto di Andrea Belvedere, esponente di spicco del barocco napoletano, «Ipomee e boules de neige» (1680-1690 ca).

Pasquale Esposito


 
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