Procida capitale l’arte rianima Palazzo d’Avalos
la repubblica napoli / 23 maggio 2022
Venerdì apre una mostra nell’ex carcere borbonico che domina l’isola con opere di Alves, Fabre, Kentridge, Pirri, Arena e Anastasio: sarà visitabile fino al 31 dicembre
Il primo incontro sul percorso di "Sprigionarti", la mostra che dà lo start alla nuova vita di Palazzo d'Avalos, monumento simbolo di Procida capitale della cultura 2022, è un'installazione "viva" e di natura di Maria Thereza Alves: diverse specie di muffe di colori differenti che crescono su un muro dell'antico palazzo. Inaugura venerdì la mostra a cura di Agostino Riitano, direttore di Procida 2022 con Vincenzo de Bellis e sotto il matronato della fondazione Donnaregina per le arti contemporanee in collaborazione con le gallerie Alfonso Artiaco, Lia Rumma e Studio Trisorio. La mostra resterà visitabile fino al 31 dicembre. In cinque celle del complesso di Palazzo d'Avalos sono intervenuti, con Alves, Jan Fabre, William Kentridge, Alfredo Pirri, Francesco Arena e Andrea Anastasio. Una parete su cui Alves dà vita a una sorta di pittura murale a fresco, dove a differenza dell'antica tecnica, invece dell'arriccio che serviva a rendere uniforme il muro su cui si stendeva poi l'intonaco, vengono poste delle muffe di diverse specie e colori.
"Mold Fresco: An Archive of Breathing" prevede che anche il respiro del visitatore contribuisca alla "coltura" e crescita dei microrganismi. "Qualcuna di queste muffe - sottolinea infatti l'artista - esisterà proprio grazie al nostro respiro", in uno scambio vitale tra umani e natura. L'artista brasiliana, che lavora tra Napoli e Berlino, lavora sulla storia del rapporto tra uomo e natura, visto anche sotto la forma dello sfruttamento, a partire dal colonialismo che ha profondamente segnato il suo paese d'origine.
Nella ex cappella della struttura carceraria che ha avuto sede fino alla chiusura definitiva del 1988 a Palazzo d'Avalos, l'artista Jan Fabre ha installato "The Catacombs of the Dead Street Dogs" (2009–2017), già esposta a Venezia e a San Pietroburgo, in cui dall'alto piovono insieme, restando sospesi, stelle filanti e scheletri di animali cosiddetti d'affezione: un concetto su cui Fabre ha risposto a Repubblica in questi termini: "Amo molto gli animali, per me sono i migliori medici e filosofi. Da queste meravigliose creature governate dall'istinto possiamo imparare molto. Molte mie opere si basano sulla metamorfosi da uomo ad animale e viceversa. I corpi imbalsamati di cani e gatti che ho usato in diverse installazioni vengono da animali che io stesso ho raccolto sulle autostrade del Belgio. Molti dicono di amare gli animali, ma quando vanno in vacanza li abbandonano sulle strade condannandoli a morte certa". E ancora, chiarisce Fabre: "Queste opere sono monumenti alla vulnerabilità di straordinarie creature. Perché io credo che fin quando ci saranno i macelli, la gente continuerà ad ammazzarsi: se non si rispetta la vulnerabilità degli animali, a maggior ragione non sarà rispettata quella dei propri simili". Ancora una volta il pensiero di questo artista "totale" si colloca nella zona di confine tra vita e morte come "memento mori". Dalle sbarre di una delle celle di Palazzo d'Avalos appare la video-installazione "Zeno Writing" (2002) di William Kentridge, ispirata al personaggio di Italo Svevo e alla sua disillusione esistenziale, un'opera altamente poetica dove, come sempre, Kentridge si conferma un maestro che mette insieme più media (disegni animati, film d'archivio, marionette) come in una sinfonia.
In fondo al corridoio c'è "7.0" di Alfredo Pirri, che lo installa nel 2017: un doppio vetro chiude una finestra e all'interno Pirri ha collocato delle piume, "una soglia di cristallo – spiega l'artista calabrese ma romano d'adozione – una messa a fuoco irreale e leggerissima che porterà il visitatore verso il proprio altrove".
Con il suo "Letto per i giorni e per le notti", Francesco Arena dedica a chi è stato rinchiuso nelle celle la sua opera scultorea fatta riutilizzando la struttura di uno dei vecchi letti del carcere di Procida per poggiarvi una lastra di rame lucidato a specchio delle dimensioni di un materasso. L'artista vi ha inciso le frasi "La luce si sta cambiando in ombra" e "L'ombra si sta cambiando in luce". A seguire, "Nine to Five" di Andrea Anastasio, che con il suo lussuoso lampadario veneziano illuminato a led, mette in dialogo la vita lavorativa (8 ore) con quella festosa di chi è vissuto nel palazzo prima che diventasse carcere.
Renata Caragliano
Stella Cervasio