Sette artisti e il corallo: ricordiamoci del vecchio Plinio
il giornale dell’arte / dicembre 2022
«Naturalis Historia» è il titolo della collettiva nello spazio vetrina di Studio Trisorio (via Carlo Poerio 116) dal 3 dicembre al 30 gennaio, ispirato al celebre trattato sulle scienze naturali di Plinio il Vecchio. A confronto sette artisti che utilizzano nelle proprie opere pezzi di corallo, alcuni provenienti dalle storiche produzioni artigianali di Torre del Greco, e altri elementi naturali. Un dialogo tra diverse interpretazioni simboliche, poetiche e allegoriche dell’«oro rosso» nell’arte contemporanea. In mostra la scultura meccanica di Rebecca Horn (1944), «Die Rosenheit in der Schwebe» del 2021, macchina cinetica straniante che si presta a diversi livelli di lettura; i petali e le rose di corallo con cui Jan Fabre (1958) trasforma un pugnale in un’arma di seduzione estetica; il ramo con corallo di Marisa Albanese (1947-2021), scultura inedita prodotta poco prima della scomparsa dell’artista; l’alabastro della serie «Breath, 2022», di Gregorio Botta (1953), in cui il corallo è una forma fluttuante che preme verso la superficie dichiarando la propria esistenza; il «Metro quadro con corallo» tratto dalla serie «Naturalis historia» (dal 2019) di Francesco Arena (1978), che evidenzia le qualità di alcuni elementi della natura dalla crescita lenta, ma ordinata, solida e scultorea; le cartoline sculture di Alessandro Piangiamore (1976), un’inaspettata continuità visivo-formale che riequilibra il contrasto tra la potenza eruttiva del Vesuvio e l’estrema lentezza con cui crescono il corallo e la madrepora; il fragile, temporaneo e protetto equilibrio tra elementi naturali, ma anche tra fare umano e fare della natura che si riscontra nella piccola scultura sotto teca dalla serie «Vuoti d’aria» (2020-22) di Elisabetta Di Maggio (1964).
Nello spazio storico, invece, alla Riviera di Chiaia 215, è prorogata fino al 30 gennaio la mostra «Lawrence Carroll. Opere su carta», realizzata in collaborazione con Lucy Jones Carroll. Le opere di grandi e piccole dimensioni, coerentemente con il lirismo pittorico dei quadri di Carroll (1954-2019), mostrano stratificazioni di colore, dai rossi ai verdi, dai blu all’ocra a una particolare tonalità di bianco, densa di significati e di rimandi come i segni di matita e i frammenti di materiali diversi che talvolta Carroll aggiunge sul supporto alla pittura: «Un’inquietudine di pensiero e di spirito è ciò che in un certo senso rende “vive” le mie opere e le tiene in movimento», dichiarava l’artista.
Olga Scotto di Vettimo