Umberto Manzo
29 settembre — 30 novembre 2005
Partito nei primissimi anni Ottanta da una pittura segnata dai moduli espressivi tutti interni alla tradizione novecentesca, Umberto Manzo se ne discosta ben presto per dar vita ad una propria narrazione. In lavori di grandi dimensioni, utilizzando l’emulsione fotografica e materiali naturali quali colle animali e colori vegetali, l’artista imprime sulla tela grezza o sulla carta immagini frammentarie del proprio corpo. Nel tempo le sue opere si infittiscono di elementi, ed egli accumula e sovrappone, come in un “archivio della memoria”, frammenti fotografici, dettagli di disegni, carte, brandelli di vecchie tele, metalli, macchie e campiture di colori che racchiude in teche dalle grosse cornici di ferro protette da vetri.
Nelle ultime opere, realizzate fra il 2004 e il 2005, Umberto Manzo sceglie di riutilizzare la tela e gli strumenti tradizionali del disegno e della pittura, sperimentando cromatismi saturi e brillanti. Abbandona le teche in vetro e le cornici metalliche ma non rinuncia ad indagare il corpo che diviene una soglia dalla quale inoltrarsi verso luoghi profondi e caleidoscopici. L’artista non procede più per addizione di frammenti ma concepisce ogni opera come parte di una trama fitta ed in continuo divenire nella quale la materia si fonde con l’immagine.