Bill ha frugato nel vecchio baule. Beckley e un volume per i 45 anni dello Studio Trisorio

il giornale dell’arte / gennaio 2020


«Siamo felici di presentare a dicembre una pubblicazione importante che celebra i 45 anni di attività dello Studio Trisorio. Il volume, a cura di Electa Mondadori, è arricchito da immagini di archivio inedite con racconti di Lucia e miei, insieme a testi di Bruno Corà, Angelo Trimarco, Angela Tecce, Michele Bonuomo, Andrea Viliani, oltre che da preziose testimonianze degli artisti e amici che ci hanno accompagnato negli anni», afferma Laura Trisorio, annunciando la conclusione di un lavoro che raccoglie i molti elementi di una lunga e appassionata vicenda e di un significativo capitolo dell’arte a Napoli. Inaugurato nel 1974 con la personale di Dan Flavin, lo spazio napoletano di Pasquale e Lucia Trisorio si presentò da subito come una galleria aperta a tutte le espressioni dell’arte: fu tra le prime a occuparsi di foto- grafia e la prima a esporre video d’artista. Anche negli anni Novanta, quando accanto a Lucia subentrò la figlia Laura, ideatrice di Artecinema e curatrice della sede romana della galleria aperta dal 2003 al 2011, lo Studio Trisorio ha mantenuto un preciso orizzonte di riferimento: attraversamento dei linguaggi, programmazione internazionale e attenzione agli artisti del territorio. La personale di Bill Beckley (1946) «Neapolitan Holidays», che la galleria ospita fino al 31 gennaio 2020, va letta anche come la testimonianza di una continuità di lavoro che lega lo Studio Trisorio agli artisti con cui collabora e progetta. A partire dal 1978 l’artista statunitense era infatti tra i frequentatori di Villa Orlandi ad Anacapri, altro luogo centrale della vicenda Trisorio e dell’arte a Napoli. I lavori realizzati durante uno di questi soggiorni vennero presentati in occasione della personale «Gardens of Pompeii» nella galleria napoletana nel 1986.
Nel ciclo di opere in mostra, l’artista è intervenuto su alcune vecchie cartoline scritte tra il 1915 e il 1976 e recuperate in un baule di ricordi appartenente a una famiglia napoletana. Con questi frammenti incompleti di storie, Bill Beckley ne crea di nuove, sia utilizzando fotografie realizzate durante i soggiorni napoletani sia intervenendo con un nuovo contributo testuale. Immagini d’epoca e immagini contemporanee si affrontano e si confrontano, come accade tra i testi autografi delle cartoline e i messaggi di risposta che l’artista invia con l’eMessage attraverso il suo cellulare. «Neapolitan Holidays crea uno sdoppiamento allegorico interessante. Nei lavori di Beckley c’è un gioco di specchi tra l’immagine originale e la sua didascalia e la sua fotografia con relativa didascalia. Il risultato è un’opera d’arte dal significato sfuggente», scrive David Carrier nel testo del catalogo della mostra. Il cortocircuito visivo e concettuale a cui i lavori dell’americano sottopongono il pubblico consente d’immaginare nuove trame e nuovi scenari che si costruiscono tra una dimensione puramente mentale e la partecipazione emotiva del fruitore.


 
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