Breathe in, Gregorio Botta allo Studio Trisorio
eroica fenice / 6 ottobre 2021
Gregorio Botta in mostra allo Studio Trisorio dal 29 settembre al 30 novembre 2021.
Breathe in, Breathe out (Inspira/Espira) sono le prime azioni che compiamo nell’atto in cui veniamo al mondo abbandonando lo spazio placentare chiuso, protetto, per tuffarci nel flusso della vita. Due respiri annunciano il nostro affacciarsi e il suo fatale termine, due note d’aria che aprono e chiudono una presenza incerta sorretta da un soffio imperituro. Respirare non è un atto di libero arbitrio, è un movimento della natura che sfugge al controllo, di cui poco ci curiamo.
L’aria è la prima cosa che condividiamo con la natura di Marinella Paderni
Breathe in e Breathe out sono i titoli delle ultime due mostre dell’artista napoletano Gregorio Botta, inaugurate quasi contemporaneamente a Napoli, il 29 settembre e a Bologna, il 30 settembre.
Lo Studio Trisorio di Napoli, che mai delude per la scelta ricercata degli artisti in esposizione, ospita il primo dei due capitoli, Breathe in, che, con grande delicatezza, declina il tema del respiro, colto nel suo muoversi verso l’interno.
Nella prima sala il carattere evanescente e mutevole della vita è reso dalla malleabilità del materiale dominante delle opere: la cera. Quattro parallelepipedi, quattro spazi chiusi, Angeli, che all’interno lasciano immaginare spazi infiniti e che contengono, illuminate da una luce accennata, delle coppe. Forme che rappresentano sia un pieno che un vuoto, qualcosa di potenzialmente indefinito, come la stessa cera.
Come una diretta emanazione, di fronte agli Angeli si stagliano sulla parete i Respiri, alabastri che al loro interno rivelano, e nello stesso tempo quasi tengono nascoste, delle lamine d’oro, di pigmenti, di foglie. A spezzare il bianco delle pareti, colori tenui, labili presenze. Ancora una volta la potenzialità, il divenire che ostinatamente fugge il finito.
Nella seconda sala l’esplorazione dello spazio chiuso assume altre forme. Al centro della sala, una lastra di cera con tre fiori di terracotta che rievoca lo spazio dell’hortus conclusus di monasteri e conventi. L’acqua è insegnata dalla sete rappresenta il lato positivo del dolore: tre ferite da cui sgorga acqua. Tre ferite che diventano sorgente, fonte di vita nell’immaginario di Gregorio Botta.
La portata positiva della sofferenza, la trasformazione del dolore sono presenti anche in Noli me tangere I e in Noli me tangere II, ispirate all’affresco di Beato Angelico al convento di San Marco a Firenze. Opere fatte di carta velina, carta di bamboo, cera, pigmenti, sangue e foglie.
A chiudere il percorso, sette cerchi di vetro sospesi uno sopra l’altro da cui sbocciano fiori di terracotta, evocando il movimento ascensionale di una scala: Hölderlin Paradise, ideale anello di congiunzione fra l’esposizione di Napoli e quella di Bologna.
Gregorio Botta crea un affascinante dialogo tra materiali, forme, luci, ombre, realtà, immaginazione. Assolutamente consigliato!
Rossella Capuano