Incursioni contemporanee le “combattenti” di Albanese
la repubblica napoli / 1 novembre 2021
Nel complesso monumentale di San Pietro a Corte le fiere “Korai” dell’artista scomparsa: fino all’11 novembre, ingresso gratuito
Tre artisti e i loro “sconfinamenti”, il rapporto tra passato e presente “ambientato” in un luogo storico: il complesso monumentale di San Pietro a Corte di Salerno. Sono Marisa Albanese, recentemente scomparsa, Lello Lopez e Paolo Grassino. Il progetto “Incursioni contemporanee”, promosso dalla soprintendenza Abap di Salerno e Avellino diretta da Francesca Casule, è a cura di Alessandro Demma e realizzato in collaborazione con lo Studio Trisorio e Shazar Gallery, e gode del Matronato della Fondazione Donnaregina per le arti contemporanee.
La prima mostra della rassegna è dedicata a Marisa Albanese (larghetto San Pietro a Corte, fino all’11 novembre, aperto da martedì a domenica dalle 10 alle 18.30, ingresso gratuito). Si proseguirà con Lopez il 13 novembre e con Grassino a partire dal 4 dicembre.
Le figure delle combattenti, le Korai di Marisa Albanese, trasferite nell’ipogeo di un sito archeologico come San Pietro a Corte, creano un forte senso di straniamento spazio-temporale: scrive il curatore, «le opere si presentano come un intervento di rottura di trasformazione, una archeologia del sapere, come ci ha insegnato Michel Foucault». In mostra, varie opere: “L’allieva” del 2003 è un corpo androgino di giovane donna, la testa protetta da uno strano “elmo-casco-capsula”, come Albanese stessa l’ha definito più volte, in alluminio lucido, niente armi quindi “no offense”, ma solo difesa. Un manichino di resina sospeso in una cornice che assomiglia molto a uno stand per abiti, una campana per valigie, o forse, meglio, una gabbia mancata, a cui è stato tolta la grata frontale. «C’è sempre una protezione sul piano istintuale – affermava l’artista – è un bisogno di difendersi dall’arte, che va a scavare verso cose di cui hai paura, cose che nella profondità dell’analisi possono rivelarsi pericolose».
Il senso di “alieno” è conferito solo dalla protezione posta sul capo: la nudità diafana potrebbe suggerire aggressività, ma invece queste figure di cui Marisa Albanese ha disseminato molti luoghi, non ultima la stazione Cilea-Quattro giornate della metropolitana della Linea 1 (“Combattenti”), sono statue attraversate da una vena classica e da una fantascientifica, fiere amazzoni che si isolano, producendo un attacco di natura intellettuale e non fisica. Pochi elementi aggiuntivi trasferiscono un semplice manichino in un immaginario e in suggestioni di carattere completamente diverso. Una Kore accovacciata, che abbraccia le proprie gambe racchiuse in un tunica grigia contrasta con le fanciulle-colonna dell’antichità, che presentavano la propria offerta votiva aprendosi quindi alla vita che le attendeva. In questo caso, invece, c’è un atteggiamento di auto-protezione dall’assalto del mondo. Le palpebre sono abbassate, la posa è di attesa. Le Korai di Albanese sono momentaneamente disattivate, ma sembra stare per prendere vita improvvisamente. Un’altra delle sue combattenti, del 2005, porta la pettorina della tuta da lavoro, anch’essa candida, come tutto il corpo, abbassata, che la mostra androgina. “Legame”, ha un rimando alle forme essenziali e impossibili della testa-uovo della “Musa addormentata” di Brancusi: una testa di donna non si può mettere a dormire, infatti quella di Marisa è poggiata, capo e gola, su due alte risme di carta vuota di scrittura, e tutto è in marmo.
Renata Caragliano
Stella Cervasio