E Jan Fabre presenta il suo Homo aquaticus

il mattino / 6 luglio 2022


Sculture in marmo sull’insostenibile leggerezza dell’essere nella mostra dell’artista belga che apre domani pomeriggio

Corpi da pesce e volti umani dettagliati e realistici, adagiati su dei cervelli. Esseri ibridi, di grande impatto, come potente è il contrasto del marmo nero e marmo bianco. Al centro di tutto c'è il rapporto tra l'uomo e il mare, gli abissi inquieti ma anche le addomesticate acque estive da cui sembrano fuoriuscire le sculture di due sub con tanto di maschera e pinne. Jan Fabre torna con tutta la carica della sua visionarietà creativa con una mostra che inaugura domani alle 18, a Capri, nella chiesa della trecentesca certosa di San Giacomo, intitolata «Homo aquaticus and his planet», a cura di Melania Rossi e realizzata dallo Studio Trisorio. Una mostra che nasce da una precisa ispirazione di Fabre: «Cinque anni fa Laura Trisorio e Gianfranco D'Amato», ricorda l'artista fiammingo (nato ad Anversa nel 1958), «mi hanno fatto visitare la Certosa di Capri. Sono rimasto colpito da questo spazio spirituale, dalla quiete che trasmette a due passi dal centro affollato dell'isola. Ho realizzato sedici sculture ispirate all'acqua come origine della vita e all'esplorazione del pianeta sconosciuto che è il cervello umano».
E la curatrice Rossi aggiunge: «Il genio di Fabre fa emergere connessioni profonde tra l'uomo e la natura, lontano da ogni retorica ci invita a liberare il pensiero e a guardare alle cose del mondo in modo diverso. Riportandoci ad una condizione da una parte primordiale, dall'altra cerebrale, questa installazione celebra il mistero della vita e della sua evoluzione. La tecnologia ci permette molte cose, di esplorare mari e oceani, lo spazio e altri pianeti, il paradosso è che la vera terra incognita resta dentro di noi, il nostro cervello da cui dipendono pensiero, sentimenti e movimento».
Artista visivo, autore e regista teatrale e cinematografico, Fabre ha un rapporto consolidato con Napoli, grazie allo Studio Trisorio: «Presentare una grande installazione di Jan Fabre alla certosa», afferma Laura Trisorio, «segue un nostro percorso iniziato nel 1970 ad Anacapri, quando artisti internazionali come Joseph Beuys erano nostri ospiti a Villa Orlandi. Su questa linea abbiamo aperto una nuova galleria qui a Capri con l'idea di continuare a portare grandi artisti a relazionarsi con l'isola».
«Homo aquaticus» raggruppa un corpus inedito di sedici sculture in marmo di Carrara bianco e marmo nero del Belgio, a cui Fabre ha lavorato negli ultimi quattro anni. Due opere rappresentano figure in muta da sub e suggeriscono non solo il desiderio di conoscenza dell'essere umano, ma anche la voglia del «tuffo nell'ignoto» per esplorare mondi sconosciuti. Le altre opere rappresentano invece creature ibride uomo-pesce adagiate su dei cervelli. Ed è proprio il cervello, organo vitale e sede del pensiero, che Fabre indaga da oltre vent'anni attraverso disegni, sculture e performance: una sorta di magnifica ossessione che alimenta il suo spettacolare fare arte.

Pasquale Esposito


 
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Gli ibridi di Jan Fabre i pesci dai volti umani alla Certosa di Capri