Fabre: «Il Cristo Velato m’incanta ogni volta. Respiro ovunque una grande energia positiva»
il mattino / 27 giugno 2017
L’artista al centro di quattro eventi alla Galleria Trisorio, al Madre a Capodimonte e al Politeama
Stregato dal Cristo Velato, «ogni volta che vengo a Napoli non posso fare a meno di andare alla Cappella Sansevero per ammirare quel capolavoro assoluto, farmi rapire dal mistero e dal fascino di quella scultura».
Jan Fabre, artista internazionale nato ad Anversa, scultore, autore di testi, regista teatrale, non ha dubbi su quella che è la sua idea, la sua icona di Napoli: una città con la quale ha un lungo rapporto di frequentazione, e che questa settimana ha in programma ben quattro appuntamenti firmati da Tre espositivi e uno, quello finale, teatrale per il Napoli Teatro Festival.
Il via ieri sera allo Studio Trisorio con l'inaugurazione di una bella mostra, a cura di Melania Rossi, «My Only Nation is Imagination», una indagine, una riflessione, sulla natura del cervello umano: è il tema, quello del rapporto tra arte e scienza, che l'artista belga sta ponendo al centro della sua ricerca, e che contrassegnerà anche gli incontri che seguiranno all'affollato vernissage da Lucia e Laura Trisorio, alla Riviera di Chiaia: dopodomani alle 18, appuntamento al Madre, dove sul terrazzo sarà presentato un allestimento temporaneo di uno dei «pezzi» noti della produzione scultorea di Fabre, «L'uomo che misura le nuvole», in una versione recente (2016), aggiornata rispetto a quella esposta a piazza del Plebiscito nel 2008 per il «Natale dell'Arte». E poi sabato, gran finale della settimana – Fabre con l'inaugurazione alle 11, al Museo di Capodimonte, della mostra di «Naturalia/Artificialia», per il ciclo «Incontri sensibili» a cura di Laura Trisorio e Sylvain Bellenger, due opere realizzate interamente con gusci di scarabei in dialogo con alcune rarità cinquecentesche e seicentesche della collezione Farnese; alla sera, infine, con replica domenica, al Politeama andrà in scena «Belgian rules», il nuovo spettacolo.
Artista poliedrico, concettuale, complesso, l'energia intellettuale come parametro di pensiero e di vita: ma Fabre cosa pensa di questa città, da tutti gli artisti, scrittori, musicisti, accreditata di trasmettere gran di energia?
«Io cerco e trovo l'energia nelle persone più che nel tessuto urbanistico, nei monumenti, nell'ambiente: a Napoli ho conosciuto e conosco tante persone ricche di energia, che fanno della città un luogo dove si percepisce una grande vitalità, quella energia di cui dicevo, e una tensione positiva, a parte la storia, l'arte, la cultura, che qui sono di casa in maniera notevole, di livello internazionale».
Nel 2008 lei fu l'artista protagonista del Natale dell'Arte a piazza del Plebiscito. Che ricordi ne ha?
«Un ricordo piacevolissimo, le mie sculture in bronzo dorato, compreso "L'uomo che misura le nuvole", le mie vasche disseminate nella bellissima, monumentale piazza, furono molto apprezzate dai napoletani. Ad un artista non può che far piacere percepire la sensazione che il proprio lavoro sia arrivato alla gente, ne riscuota l'apprezzamento. Ma non si fa più quella rassegna? Peccato, per me era una iniziativa validissima».
Fabre e Napoli, molte mostre, tanti spettacoli: a quando la prima volta?
«Nel 1985, su sollecitazione di Tomas Arana, venni a Napoli, entrai in contatto con Mario Martone e Falso Movimento. Conobbi Lucio Amelio, i Trisorio, altri artisti, galleristi, gente interessata all'arte, alla musica, al teatro, alla cultura. Inoltre, l'edizione italiana del mio "Diario Notturno" è pubblicata dalla casa editrice napoleta Cronopio di Maurizio Zanardi. L'energia di cui parlavo».
Quattro eventi, c'è un filo comune che lega la mostra da Trisorio a «Belgian Rules» passando per il Madre e gli scarabei di Capodimonte?
«Certo, il comune denominatore di questi quattro incontri è l'approfondimento che io porto avanti da tempo nella mia ricerca sul rapporto tra arte e scienza per una maggiore conoscenza delle potenzialità, spesso inespresse, del nostro corpo. Il cervello dà impulso all'eccitazione, e consente l'erezione, tutti gli organi vitali, e quindi il cuore, il respiro, e quindi il polmone, i muscoli. Una macchina da studiare, conoscere, capire».
Infine, il teatro, che lei organizza in spettacoli di lunga durata...Maratone, insomma...
«Belgian Rules» durerà soltanto quattro ore, l'abbiamo ridotto rispetto alle iniziali quattordici. Sarà una rappresentazione del mio Paese, che ha inventato molte cose, dalla pittura a olio (Bosch, van Eyck, Rubens, Magritte), alla pillola anti-concezionale».
Artista scandaloso, provocatorio?
«Ma queste sono definizioni dei giornalisti... A me piace andare oltre, capire, o cercare di capire, l'infinito, il non esplorato, ragionarci su. Ed aiutare ad aprire la mente».
Pasquale Esposito