Uno, due, tre, quattro Fabre: settimana da protagonista a Napoli

corriere della sera / 27 giugno 2017


Inaugurata allo Studio Trisorio una personale dell’artista che avrà anche due opere a Capodimonte, una «prima» teatrale e una scultura al Madre

NAPOLI Visionario, trasgressivo, autoreferenziale, ma pur sempre un umanista del nostro tempo: Jan Fabre si definisce «artista della consilienza» (ovvero dell'incontro tra i saperi) e dichiara di non amare la tecnologia: «Non ho cuor mai avuto un cellulare né un computer, mi piace la fisicità del gesto artistico. Nella nostra era digitale, credo che dovremmo tornare al corpo». Capace di scandalizzare il pubblico utilizzando nelle sue non opere sangue, sperma, insetti, nell'artista belga si spinge all'estremo limite nell'esplorazione dei confini della natura umana.
Nella personale My Only Nation is Imagination, inaugurata ieri allo Studio Trisorio di Napoli, Fabre indaga sul cervello («la parte più sexy del nostro corpo», afferma con la sua aria ironica da eterno ragazzaccio) con una serie di disegni e sculture. In mostra anche un video, intitolato Sentiamo con il cervello e pensiamo col cuore?, in cui l'artista dialoga con il neuroscienziato Giacomo Rizzolatti, scopritore dei neuroni specchio. «Lo studioso italiano – racconta Fabre – ha spiegato il riflesso delle azioni che avviene non solo nel cervello ma anche nel corpo, cruciale per spiegare le due reazioni che abbiamo davanti a tipi diversi di arte. Ecco, a livelli così alti i campi della ricerca si incontrano. E quello che connette un buon artista e un grande scienziato è il salto nella dimensione sconosciuta, con il suggerimento di nuove ipotesi».
Primo autore vivente ad avere una personale al Louvre (2008), Fabre porta avanti una ricerca profondamente contemporanea, ma si sente «un nano sulle spalle di giganti: opere classiche, come quelle di Bosch, Van Eyck o Rubens, sono più all'avanguardia e sovversive di molta arte contemporanea. Mio padre mi diceva sempre di imparare bene la lingua del nemico. Quando ero un giovane artista i nemici erano i classici. Così li ho studiati a fondo, mi sono innamorato della loro arte e ho imparato a rispettarli».
Per questo Fabre è felice di esporre a Capodimonte, altra tappa di questa settimana napoletana organizzata da Laura Trisorio: sabato 1° luglio, alle 11, due sue opere realizzate con gusci di scarabei saranno messe in dialogo con alcune rarità collezionate dai Farnese tra il Cinque e il Seicento. «Amo questo tipo di museo tradizionale, mi piace l'odore della storia che si respira. Molti musei di arte contemporanea assomigliano a supermercati». Sabato sera, poi, andrà in scena al Teatro Festival Italia Belgian Rules / Belgium Rules, nuovo spettacolo del poliedrico artista belga ma prima, giovedì, al Museo Madre sarà inaugurato l'allestimento temporaneo della sua scultura The Man Who Measures the Clouds. American version (18 years older), una versione della quale fu esposta a Napoli nel 2008. Del resto, Fabre è di casa sotto il Vesuvio, fin dagli anni Ottanta. «Ogni volta che torno vado a visitare la Cappella Sansevero; e non a caso l'edizione italiana del mio Diario notturno è pubblicata dalla casa editrice napoletana, Cronopio. Amo questa vibrante, energetica, bellissima città».

Mirella Armiero


 
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