Fino al 30.I.2019 Robert Polidori, Devotion Abandoned Studio Trisorio, Napoli

exibart / 9 gennaio 2019


Storicamente attento alla diffusione della fotografia, lo Studio Trisorio ha presentato l’ultimo lavoro di Robert Polidori, “Devotion Abandoned”.

La mostra è frutto della presenza del fotografo canadese a Napoli, per lunghi periodi tra il 2017 e il 2018, e dell’esplorazione di luoghi abbandonati della città, alla ricerca delle stratificazioni sedimentate nel tempo, tracce di una psicologia collettiva fatta di rimozioni ed epifanie. Le Chiesa di Sant’Agostino alla Zecca e di Santa Luciella, la Disciplina della Santa Croce e il Sacro Tempio della Scorziata, la Chiesa di Santa Maria Vertecoeli, sono tra i luoghi fotografati da Polidori e dal suo banco ottico, rigorosamente con luce naturale. Ma anche la Casa di Marco Lucrezio Frontone e la Villa dei Misteri di Pompei e Piscina Mirabilis di Bacoli, per completare la narrazione del sacro con il suo contraltare civile e laico, da sempre coesistenti nel sentire campano. Graffiti e scrostature, muschi e decorazioni marmoree sono riproposti con proporzioni 1:1 o maggiori: un grande formato che obbliga il visitatore a entrare nei luoghi, resi vividi dalla tecnica di stampa, a pigmenti archival su carta fine art, e da una modalità altamente performante di nebulizzazione dell’inchiostro su carta. La pastosità nella resa dei colori e l’accento sulla saturazione avvicinano Polidori a soluzioni pittoriche proprie dell’astrattismo e della coesistenza di diverse componenti materiche sulla tela, quasi un’illusione ottica che tradisce la bidimensionalità dell’immagine fotografica.

Vincitore del World Press Award nel 1998 e dell’Alfred Eisenstaedt Award for Magazine Photography nel 1999 e nel 2000, Polidori è presente, con le sue opere, nelle collezioni del Metropolitan Museum of Art e del MoMa – Museum of Modern Art di New York, del Victoria and Albert Museum di Londra, della Bibliothèque National di Parigi. La sua poetica si è formata negli anni Ottanta, con la documentazione, per oltre trent’anni, dei restauri della reggia di Versailles, dove è nata la curiosità diretta verso ciò che non è stato salvato dal divenire del tempo. Negli anni seguenti ha realizzato progetti fotografici a L’Avana, a Chernobyl e a New Orleans, a seguito della devastazione derivata a seguito del passaggio dell’uragano Katrina.

Tra le immagini napoletane, invece, è possibile forse trovare le tracce di un ideale manifesto filosofico più che artistico: nella cripta della Chiesa di Sant’Agostino alla Zecca la fotografia di un uomo, omaggiato da una rosa impolverata, sotto un affresco parietale. E il monito di un graffito: “Amore per sempre”.

Giovanna Bile


 
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