Il teatro della frammentarietà. Carlo Alfano a Napoli

artribune / 16 maggio 2016


STUDIO TRISORIO, NAPOLI – FINO AL 3 GIUGNO 2016. LA RAPPRESENTAZIONE È AL CENTRO DELLA MOSTRA PARTENOPEA DEDICATA A CARLO ALFANO. UNA GEOGRAFIA DI FIGURE CHE, PRESENTIFICANDOSI NELLA TELE, SI ASSENTANO PER SVELARSI NELL’INCONTRO CON L’ALTRO.

“Si vede il proprio Angelo, mai l’Angelo di un altro”, recitava Rimbaud. Per ogni uomo l’io è il centro del mondo, l’unica possibile superficie specchiante del sé. La contemplazione narcisistica del proprio essere scandisce il ritmo della mostra che lo Studio Trisorio dedica a Carlo Alfano (Napoli, 1932-1990), presentandone gli ultimi lavori. Tele di grandi dimensioni si ergono alle pareti in un gioco di ombre e silenzi, determinati dalla negazione spazio-temporale e dalla presenza di figure evanescenti che diventano chiavi d’accesso per il recupero della propria identità. Le figure sono sospese nel tempo, frammentate e in bilico, in attesa di autoidentificarsi nell’altro. Come lo stagno di Narciso, le tele dai toni scuri e opachi riflettono l’immagine dell’artista, che scopre la centralità esistenziale del proprio io solo nel suo doppio, replica del sé obbligata a ripetersi fino a restituire all’essere la sua autenticità.

Francesca Blandino


 
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