L’Abruzzo post sisma esplorato da Cerio

corriere del mezzogiorno / 29 giugno 2022


Mostra in vetrina da Trisorio

Uno scivolo gonfiabile a Campo Imperatore, una casetta bianca e rossa nel bel mezzo di Piana di Campo Felice, un campo da calcio vuoto in uno spazio abruzzese ampio e desolato. Gioca sul meccanismo dello straniamento, attivando quel corto circuito di senso tra significato e contesto Stefano Cerio, fotografo e video artista (Roma, 1962) apprezzato per la singolare rappresentazione dell’assenza («Aquapark», 2011) e che ritorna in città. Nella vetrina dello Studio Trisorio, in via Carlo Poerio 116, che ospita «Aquila», il progetto fotografico dell’artista, frutto di un assignment del Museo Maxxi, che da anche il via a un ciclo di mostre in quello spazio espositivo essenziale affacciato su strada, a pochi passi da piazza dei Martiri. In esposizione, alcune grandi fotografie e il video che tra l’Aquila e Pescasseroli documentano, senza alcun intento retorico, il lento animarsi di quei giocattoli gonfiabili tra spazi ghiacciati, pianure brulle e colline verdeggianti. Nel silenzio vuoto di quei luoghi duramente provati dal sisma che sconvolse l’Abruzzo tra i 2009 e il 2012. La cifra è quella ben collaudata da Cerio dell’esplorazione del rapporto tra realtà e finzione, della scelta di luoghi abbandonati o in rovina che nel caso di «Aquila», con l’accostamento di oggetti ludici, aggiunge un’aura metafisica a spazi che appaiono nuovi, come se fossero stati reinventati. Non è più, dunque, il luogo fotografato a essere surreale quanto il risultato di quel processo, tra l’altro documentato dal video, di collocare strutture gonfiabili in un spazio dove non dovrebbero esserci. Si tratta di un lavoro installativo, una vera e propria performance, dove la fotografia e la ripresa servono a documentare un processo. Come quello di collocare una casa che si gonfia e si sgonfia, metafora della nascita e del disfacimento, nell’intento di rappresentare la possibilità di una nuova vita nello spazio in cui l’abitazione era crollata. Per spingerci a riflettere, una volta di più, sul senso di abbandono e il forte desiderio di rinascita di quei territori violati.

Melania Guida


 
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