Le mani nell’arte di Jenny Holzer allo studio Trisorio
la repubblica / 4 novembre 2024
Da sempre l’artista concettuale Jenny Holzer utilizza le parole come forma d’arte. L’immediatezza dei suoi messaggi – tra cui “Proteggimi da ciò che voglio”, “L’abuso di potere non è una sorpresa” o “Il denaro crea il gusto” – si presentano come un’arma contro la mistificazione della realtà operata ogni giorno da media, agenzie governative e pubblicità, che diffondono una forma di banalizzazione del linguaggio. Dagli anni Settanta, le sue scritte con “Truisms”, modi di dire comuni che parlano di violenza, questioni di genere, potere, guerra e morte, incollate sulle strade di New York, incise su panchine di pietra, proiettate su cartelloni pubblicitari o sulle facciate dei maggiori musei del mondo, hanno destato grande scalpore, sfidando stereotipi sull’arte e sulla società. Anche a Napoli, Natale del 2006, Holzer in occasione dell’importante stagione di arte pubblica a piazza del Plebiscito, ha utilizzato lo spazio dello storico emiciclo come un unico grande schermo per proiettare una selezione di poetiche scritte luminose “For Naples” (titolo del progetto).
L’importante artista americana (originaria dell’Ohio che vive e lavora a New York), che quest’anno ha compiuto settantaquattro anni, torna di nuovo a Napoli, invitata da Studio Trisorio, in occasione della personale dal titolo “Denied”, a cura di Philip Larratt-Smith. Inaugurazione venerdì alle 18,30 con la mostra esposta nei due spazi della storica galleria di Lucia e Laura Trisorio: alla Riviera di Chiaia 215 e in via Carlo Poerio 116. Questa volta il messaggio che lancia Holzer è nettamente politico. Nello spazio di Chiaia sono presentati dipinti e opere su carta che fanno parte della serie “Redaction Paintings”, una produzione iniziata da Jenny Holzer dopo l’11 settembre 2001, che vede l’artista interrogarsi sulla veridicità dei tanti documenti di sicurezza nazionale del suo paese su guerre e atti di terrorismo che quando non sono più considerati coperti da segreto di Stato, vengono declassificati e resi pubblici, non senza aver subito prima una forma di censura dallo stesso governo e dall’esercito, come dalle agenzie di sicurezza nazionale. In “Redaction Paintings” l’artista riproduce su tela e su carta alcuni di questi documenti top secrets, provenienti da ambienti governativi e militari americani, mascherando alcune parole o frasi con barre censorie di colore nero o ricoprendoli con la foglia d’oro. Un modo per sottolineare e far emergere i rapporti ambigui tra potere e segretezza. In una grande opera su carta da lucido della serie “Privately Constructed” alcune frasi estratte da documenti governativi sono circondate da impronte di mani realizzate col carbone. In una recente intervista Holzer ha raccontato: «Mi sono ricordata di avere le mani. Raramente tocco qualcosa, dal punto di vista artistico. Ma ho pensato che valeva la pena imbrattare le cose». Sembrerebbe un nuovo “truism” che si rifà al “volersi sporcare le mani”, invece che lavarsele, che nella sua accezione positiva indica il fare qualcosa che altri temono di fare e che potrebbe generare dei problemi. Altre frasi lapidarie e icastiche scelte da Jenny Holzer si rincorrono nella galleria incise in piccole targhe in bronzo e in alluminio, provenienti dall’altra serie di lavori “Living and Survival” degli anni Ottanta. Nella vetrina dell’altro spazio di Studio Trisorio, invece, è esposta una panca in marmo, “Dormo” (2019), che reca inciso un verso tratto da una poesia di Patrizia Cavalli, capace come Holzer, di usare le parole in maniera unica e speciale, con un’impagabile libertà di pensiero e di azione.
Renata Caragliano