Löhr: l’arte della leggerezza con foglie, fiori e steli
corriere del mezzogiorno / 25 settembre 2020
La scultrice tedesca da Trisorio e a Capodimonte
Natura e leggerezza, biologia ed eleganza, rilettura della materia e forte senso architettonico, sono alcune delle caratteristiche principali del lavoro di Christiane Löhr.
La scultrice tedesca è a Napoli per presentare un doppio evento, l’inaugurazione oggi, dalle 16 alle 21, della sua prima personale in città presso lo Studio Trisorio, e domani, dalle 11 alle 14, per un’installazione nel Museo di Capodimonte, terza tappa, dopo Bourgeois e Fabre, del ciclo «Incontri sensibili», curato da Sylvain Bellenger e Laura Trisorio, in collaborazione con Tucci Russo Studio per l’Arte Contemporanea. «Ero già stata a Napoli – spiega l’artista di Wiesbaden – per una collettiva al Madre del 2010 intitolata “Trasparenze”. Ma è la prima volta che presento una mia personale, così rappresentativa del mio percorso, che dopo un’iniziale passione per la Land Art, a causa della sua violenta invadenza, è poi continuato in questa ricerca attuale che recupera elementi naturali come piante, foglie, steli, fiori o crini di cavallo, per costruire le mie sculture, i miei disegni e le mie istallazioni». Proprio come avverrà anche stavolta con un ciclo che comprende sette disegni, sei sculture e un’installazione. La cui cifra apparente è sicuramente un’impalpabile leggerezza, quasi immateriale, diafana. «Eppure c’è un grande sforzo nel mio lavoro – continua Löhr – a partire dal rischio che corro usando questi elementi, ma anche nella costruzione di soluzioni architettoniche come piccole volte o archi incrociati, fatti di steli. Il tutto iniziò usando materie che mi capitavano fra le mani accudendo il mio cavallo, un esperimento che è poi diventando il mio linguaggio». E parlando del nobile equino, particolarmente interessanti sono questi “tubi” o tronchi di cono o cilindri disegnati nello spazio grazie alla tensione di lunghi crini legati ai due lati di una stanza, molto presenti eppure trasparenti.
Per quanto riguarda invece la sala di Capodimonte, da domani Christiane Löhr esporrà quattro cupolette sistemate su una grande pedana in confronto diretto con una natura morta di fine Seicento dal titolo «Ipomee e boules de neige» di Andrea Belvedere. «Una dimensione – conclude Christiane – quella del confronto con un grande artista del passato che mi intrigava molto e che, insieme alla suggestione spaziale della galleria di Trisorio mi hanno spinta a realizzare qui questo doppio progetto espositivo». «L’artista – scrive infine nella sua presentazione Bellenger – è guidata dalla stessa geometria interna dei suoi materiali, così da realizzare architetture fluttuanti, sorprendentemente leggere e fragili, ma al tempo stesso forti e solide, che rivelano il suo interesse sperimentale per lo spazio e insieme un’attenzione costante al mondo intimo e segreto delle cose».
Stefano de Stefano