Louise Bourgeois. Col corpo e con la mente
arte / 1 luglio 2024
A Firenze, Roma e Napoli, viaggio in tre tappe nell’universo altamente simbolico della scultrice franco-americana
un gran momento per Louise Bourgeois (Parigi, 1911 – New York, 2010) in Italia, protagonista di tre rassegne che seguono le importanti retrospettive organizzate dal Museo di Capodimonte di Napoli (2008) e dalla Fondazione Vedova di Venezia (2010): due mostre istituzionali, a Firenze al Museo Novecento e a Roma alla Galleria Borghese, e una organizzata dallo Studio Trisorio a Napoli. Louise Bourgeois è una delle artiste più emblematiche del XX secolo, con un corpus di lavori intensamente personale, tanto complesso quanto diversificato, nel corso di una carriera lunga sette decenni. A Parigi, tra il 1936 e il 1938, studia all’Académie des beaux arts con Fernand Léger. Nel 1938, col marito Robert Goldwater (1907-73), storico dell’arte, si trasferisce a New York dove entra in contatto con numerosi artisti, tra cui Joan Miró, André Masson, Marcel Duchamp e gli espressionisti astratti. Utilizzando il corpo come forma primaria, Bourgeois ha esplorato l’intera gamma delle emozioni legate all’esperienza umana. I ricordi d’infanzia e le complesse dinamiche psicologiche all’interno della propria famiglia sono stati per l’artista una fonte inesauribile di ispirazione e una maniera di esorcizzare i propri traumi. Motivo per cui questioni connesse a sessualità, dolore, paura, senso di colpa, abbandono e riconciliazione informano tutta la sua opera.
ABBANDONO. La mostra Do not abandon me riunisce al Museo Novecento di Firenze quasi cento opere dell’artista in stretto dialogo con gli spazi delle Ex Leopoldine. Il titolo della rassegna richiama la paura dell’abbandono che l’artista ha sempre nutrito, incentrato nella diade madre-bambino, modello di tutte le relazioni future. Una serie di gouache rosse, realizzate negli ultimi cinque anni della sua carriera, esplora il ciclo della vita umana. Nell’ambito del progetto fiorentino, il Museo degli Innocenti espone la perturbante Cell XVIII (Portrait) (2000), in dialogo con alcuni dei lavori più iconici della collezione ospitata nel complesso monumentale progettato da Brunelleschi. Il soggetto dell’installazione sembra reinterpretare in chiave contemporanea l’iconografia della Madonna della Misericordia, ricorrente in molte opere della collezione del museo. Bourgeois inizia a produrre le Cells all’inizio degli anni Novanta. Sono strutture ambientali abitate da elementi scolpiti o da oggetti trovati e conservati dall’artista. Il nome della serie gioca sui molteplici significati della parola “cell”, che in italiano corrisponde sia a cellula che a cella. Rinvia pertanto sia all’unità elementare di tutti gli organismi viventi, sia alle condizioni di isolamento, separazione e reclusione, centrali nella poetica dell’artista.
MEMORIE. L’inconscio della memoria, alla Galleria Borghese, è la prima esposizione romana di Bourgeois, nonché la prima dedicata a un’artista donna contemporanea dalla prestigiosa istituzione. Venti le opere esposte, chiamate a dialogare con la collezione storica della Galleria. Il tema della metamorfosi, affrontato dall’artista più volte nel corso della sua carriera, è espresso in Topiary (2005), una scultura in raffinato marmo rosa che simboleggia la crescita organica e le fasi di sviluppo di una jeune fille en fleur, incarnando il cambiamento dalla pubertà alla maturità. Cell XX (Portrait) (2000) si addentra nella ritrattistica delle emozioni, offrendo uno sguardo intimo sulla psiche umana. Suggerendo uno scambio silenzioso tra due teste, l’opera mette in evidenza il modo in cui Bourgeois decostruisce la ritrattistica tradizionale, al fine di enfatizzare l’emotività e l’introspezione psicologica dei suoi personaggi. In Untitled (n. 7) (1993-2009) due coppie di mani si stringono solidali, mentre una piccola casa simboleggia rifugio e protezione. Untitled (2003) appartiene alla serie delle teste di stoffa, sculture che Bourgeois realizza con ritagli di tessuto dalle fantasie floreali, con le caratteristiche orbite vacue e la bocca dischiusa.
CONFLITTI. Lo Studio Trisorio presenta nella mostra Rare language un corpus di 35 disegni, realizzati fra il 1947 e il 2008, e alcune sculture in bronzo: Nature study #1 (1985), Untitled (2005), Small eye #3 (1997) e Untitled (No.6) (1998), vere e proprie materializzazioni tangibili dell’inconscio dell’artista, create per esorcizzare il proprio passato e le paure inconsce. Le opere di Bourgeois sono caratterizzate da geometrie astratte o spiraliformi, così come da rimandi più o meno espliciti al corpo femminile e a quello maschile. L’artista franco-americana rivendica sempre la necessità dell’immediatezza per esprimere i propri stati d’animo, per raccontare la relazione fra la propria individualità e ciò che la circonda. Nel complesso, queste tre mostre offrono la possibilità di intraprendere un viaggio all’interno dell’universo altamente simbolico di Bourgeois, sospeso tra pulsioni dell’inconscio e sublimazione, figurativo e astratto, asciuttezza espressiva e seduzione della materia, maschile e femminile, aggressione e passività. Propongono, così, le tracce sparse di un’indole elegantemente provocatoria ma concettualmente irrequieta, che ha cavalcato l’euforia femminista con teatralità arguta, prediligendo un linguaggio espressivo dall’erotismo disinibito ma animato da una conflittualità costante con il proprio presente inquieto.
Eugenio Viola