Marisa Albanese riscrive la «storia del vento»

il corriere del mezzogiorno / 28 settembre 2016


Da Omero ai migranti: i lavori dell’autrice in esposizione da Trisorio

È sospeso in orizzontale l'albero di alluminio lungo quattro metri: riempie per intero la sala grande dello Studio Trisorio. Imponente ma leggero ha radici che si trasformano in rami, rami che sostengono parole che sanno d'antico: sono i versi, 55-61, del libro XII dell'Odissea.
Ha scelto Omero Marisa Albanese per riflettere ancora una volta sul tema dello sradicamento: visivo, percettivo, fisico. Sulla condizione dei migranti in particolare, considerati sempre stranieri, oltre un confine netto, invisibile a volte. Sullo spostamento che è conoscenza, sull'attraversamento che è perdita ma anche e soprattutto possibilità di nuovi innesti, nuove ibridazioni. Vita in movimento «perché le radici camminano di continuo seguendo direzioni imprevedibili» dice l'artista che ha appena finito di montare la grande installazione. «Storie del vento» l'ha chiamata (vernissage domani alle 19 e in esposizione fino al 31 ottobre) sulla suggestione di una poesia letta qualche tempo fa «dove i rami dell'albero sono come gli strumenti a fiato del vento». Così il vento, l’aria e lo spazio fanno da cornice muta alla problematica dell’immigrazione, tema su cui da tempo si concentra l’attenzione dell’artista. «Ho scelto l’immagine di un albero speculare, un albero secco da ho cui poi ho ricavato la fusione in alluminio, la cui fronda evoca la volta celeste e la doppia fronda due cieli che fronteggiandosi lasciano pensare a popoli che guardano cieli simili ma divisi». Rami che indicano destini diversi? «Le fronde sono le linee della vita che si stagliano nel cielo sotto il quale la sorte ci ha destinato vivere; la doppia fronda diventa quindi il simbolo del doppio cielo abitato da esistenze costrette a farsi nomadi». Nella prima sala della galleria c'è la linea dell'orizzonte. «È il primo lavoro, una linea su cui scorrono le parole (anche recitate da Iaia Forte e Pino Ferraro) in greco e in italiano dei versi di Omero. Parole che si riversano sul pavimento della sala grande come onde». Perché proprio Omero, l'Odissea? «Perché è uno dei testi fondanti della cultura europea, con una visione del Mediterraneo come sorgente originaria di scambi e creazioni, miti e leggende». È un lavoro che viene da lontano quello sui migranti e l'immigrazione, articolato in più tappe. «Si tratta di "Corpus Comune" il progetto nato con l'obiettivo di ripercorrere virtualmente e fisicamente le rotte dei migranti». Quando è cominciato? «Nel 2015. Sono stata per un inverno intero a Lampedusa. Ho lavorato a fianco di Onlus e associazioni di volontariato. Ho conosciuto Bartolo (il medico protagonista di "Fuocoammare" la pellicola di Gianfranco Rosi candidata agli Oscar, ndr), con lui ho lavorato all'accoglienza, ho vissuto la situazione dall'interno e posso dire che è abbastanza diversa da come la prospetta il film. Diciamo più complessa, più controversa». Che genere di lavoro hai fatto con i migranti? «Un laboratorio clandestino, perché all’interno dell’hotspot non si può entrare. Così abbiamo selezionato un gruppo di persone, per lo più originarie del Gambia, con le quali peraltro sono ancora in contatto, le abbiamo fatte uscire “clandestinamente” dalla struttura, anche se sotto controllo, e con loro abbiamo messo su un laboratorio fondamentalmente di scultura». Come è andata? «All’inizio c’è stata un po’ di diffidenza. Poi piano piano hanno preso confidenza, disegnando e libero spazio alla creatività. Fino a trasformare il dolore dell’abbandono, la paura dell’ignoto in emozione positiva». Che ne sarà delle loro pitture e sculture? «Saranno ovviamente parte integrante di “Corpus Comune” come racconto del movimento dei corpi, dello spostamento e del flusso di energia. Un progetto di cui “Storie del vento” è parte e che avrà poi una terza fase conclusiva che culminerà in una grande mostra». L’intento? «Obbligare finalmente il noi a sentire e vedere come parte di sé e come bellezza l’altro».

Melania Guida


 
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