Natura e cultura, l’arte del combinato disposto
la gazzetta del mezzogiorno / 25 luglio 2014
«Strappi» e relitti della complessità nella Torre di Ischia
Un luogo magico di Ischia è la Torre detta di Guevara, dal cognome del signorotto spagnolo che volle edificarla sul finire del Quattrocento. Fronteggia in linea d'aria, sulla baia di Cartaromana, l'erto isolotto dominato dal Castello aragonese che si staglia misterioso contro l'orizzonte del Tirreno. La chiamano anche Torre di Michelangelo, perché si favoleggia che qui venisse da Roma il sommo artista per contemplare o incontrare segretamente l'amata nobildonna Vittoria Colonna che nel Castello dimorò e poetò nei primi decenni del Cinquecento. O Torre di Sant'Anna, dalla chiesetta sottostante che dà nome anche alla cala con scogli che sembrano segnalare che nelle acque li sotto ci sono i resti di Aenaria, sprofondata colonia romana.
Cenni necessari per evocare l'impasto ambientale di natura e di cultura col quale dialoga una impegnativa mostra di due artisti napoletani: Marisa Albanese, ben nota ed affermata in campo nazionale, e il giovane Roberto Marchese. S'intitola Combinato Disposto: a suggerire – citando ironicamente una formula burocratica – come dall'incontro fra linguaggi diversi possa emergere una nuova interpretazione delle cose. Che è del resto l'idea della Complessità come nozione portante nella cultura del contemporaneo. Ma condotta a misura e sfida dei luoghi – sottolinea Michela Casavola, puntuale ed appassionata curatrice dell'impresa. Viene così rilanciato il prestigio della Torre (di proprietà del Comune) che ha accolto in passato personali di autori importanti come Pomodoro, Nagasawa, e (nel 2007) Vettor Pisani: così legato ad Ischia da indicarla nelle biografie ufficiali come suo luogo di nascita (invece era nato a Bari).
Risale agli anni Novanta l'inquieto sperimentalismo di Marisa Albanese. Instancabile indagatrice di energie, strappi, tensioni delle materie e dei corpi, con ibridazioni e variazioni tra disegno scultura e fotografia, installazioni e video: esaltate a Napoli da una grande personale nel Museo di Capodimonte nel 2010 e da una recentissima videoinstallazione permanente nel MADRE. Nelle stanze della Torre ha disposto una serie di segni di un minimalismo nomadico e fragile, trasparente e candido, memore di diverse esperienze dell'arte, tra Informale e Rebecca Horn. Cinque altalene di vetro sono collegate con cavetti magnetici a lastre per terra che contengono polvere di ferro; i magneti la scompongono in «disegni» varianti a seconda del movimento impresso alle altalene. Automatismo fisico che riprende l'automatismo psichico di cespugli nervosi arruffati a matita o in inchiostro di china dall'artista in occasione di viaggi in terre lontane, aggrovigliate mappe dell'inconscio. In un vano ingombro di carte appallottolate, le proiezioni di pagine strappate da folate di vento investono un tavolino e una sedia. Al contrario, sui margini di fogli disposti come una struttura a scalare si ricompone listello per listello l’immagine fotografica di società marginali. Dentro un finto libro pulsano videopagine con movimenti di acque. Invece una lancia mossa da una bilanciere disegna solchi si una distesa bianca di grossi grani di sale, un consolidato «mare chiuso».
Diversa nelle movenze neoconcettuali ma analoga nelle proposte d’inquietudine è la ricerca eclettica di Roberto Marchese. Si muove tra relitti e spazi marginali della società post-industriale, il «terzo paesaggio» denunciato da Gilles Clement. Un recinto di cantiere con lucenti pannelli metallici che all’interno si rovescia a sorpresa in tunnel ligneo. Calchi in cemento di vecchi televisori e porte dismesse. Un pozzo di luce ottenuto incurvando una lamiera di insegna. Una sequenza di fotografie di fabbricati in abbandono o in degrado lungo le strade delle periferie napoletane. Una stinta foto di bambina vintage si accende su muro da un grosso proiettore non più in uso. Lanterna magica di una modernità desolata, spettro che si aggira fra le possenti pietre laviche e le stinte decorazioni rinascimentali. Visioni e provocazioni sino al 21 settembre. Partner della mostra patrocinata dal Comune di Ischia e dal MADRE è lo Studio Trisorio di Napoli.
Pietro Marino