Per Arena le sculture si separano
il mattino / 16 novembre 2017
Allo Studio Trisorio l’artista pugliese tra mutazioni e nuove dimensioni dello spazio
Frammentare per riflettere. Per capire che ci sono punti di vista differenti per valutare, analizzare, approfondire ciò che fa parte del nostro essere, della nostra realtà. «La separazione è alla base dell’evoluzione, sia personale che del pensiero, un pensiero che si frammenta. La frammentazione così da vita ad altro, diviene sinonimo di ricchezza e permette di analizzare le cose da punti di vista differenti».
Per lo scultore Francesco Arena, di cui domani sera si inaugura allo Studio Trisorio (Riviera di Chiaia 215, fino al 30 gennaio 2018) la personale «Paesaggio» (la sua prima mostra a Napoli dopo aver aperto un mese fa al San Carlo il festival Artecinema con la proiezione del video «Novantatre miliardi di albe», storia di una masso che dalla Gallura arriva ad Anacapri) l’idea-base del suo fare arte è la divisione, la separazione, la scomposizione. In questa occasione, però, a differenza delle opere realizzate in precedenza, nelle quattro sculture presentate (che diventano otto) non si tratta di divisione netta ma di frammentazione, spaccatura, l’uno che diventa due, parti che sono complementari ma non combacianti perché imperfette, irregolari dopo l’avvenuta separazione. Alla galleria di Laura e Lucia Trisorio Arena presenta infatti opere in bronzo bianco, una serie assolutamente inedita, più una installazione site specific: un intervento in argilla che cambia la prospettiva dell’accesso tra le due sale dell’ambiente espositivo, restringendo il varco e dando nuova forma allo spazio.
Spazio e forma, il rapporto che è alla base dell’architettura, diventa occasione di creatività per lo scultore, nato in Puglia (a Torre Santa Susanna, Brindisi, nel 1978) dove è rimasto a vivere e operare. «Quando un’opera è calata in un ambiente – racconta Arena – deve abitare questo spazio, e da questo riceve informazioni stabilendo così un nesso forte che dà un senso alle cose, non solo alle opere esposte. Il mio lavoro si basa su ricostruzioni ambientali spostate in diversi contesti. E poi ci sono le forme universali che prendono corpo, riscontrabili ovunque in natura o in architettura. Le mie opere così si rapportano allo spazio in cui si trovano, cambiandolo e venendone cambiate a loro volta, creando una sorta di dialogo».
Quattro le sculture, divise e distanziate secondo la ricerca da sempre perseguita dall’artista: «Blocco» in bronzo ha le stesse dimensioni di un blocco di argilla di 25 kg; «Tubo» si erge invece nella sua altezza di 4 metri; «Palla» cita le dimensioni di un pallone da spiaggia; «Lastra», invece, ricalca le misure di un foglio A4. Ogni scultura, ricorda l’artista, è divisa in due in modo diverso. Le due parti sono complementari, posizionate a una distanza precisa che trova esatta corrispondenza nelle proporzioni del corpo dell’artista, nel contesto spaziale e architettonico della città che ospita la mostra. Spiega Arena: «Così, le due parti della “Lastra” sono esposte a 20 cm l’una dall’altra, che è la distanza tra la punta del pollice e quella del mignolo della mia mano destra; fra le due metà della “Palla” c’è una distanza di 20,95 metri che corrisponde alla diagonale della mia casa, e le due sezioni di “Tubo” sono divise da una parete in dialogo con l’architettura; fino ad arrivare alle due parti del “Blocco”, distanziate di 1 km l’una dall’altra in relazione a due punti diversi della città: la galleria e la cioccolateria Dolce Idea in via Gennaro Serra».
È invece un piccolo mattone («Potrebbe essere cioccolata ricoperta di carta stagnola», dice Arena) posto sul pavimento all’ingresso della galleria a dare il titolo «Passaggio» alla mostra: «Ho concepito questa installazione appositamente per lo Studio Trisorio – racconta ancora l’artista – in dialogo con la storia specifica di questo luogo che un tempo era ricovero per carrozze, puntando a ridimensionare il “passaggio” fra i due ambienti espositivi. Lo spazio viene così letteralmente rimodellato utilizzando un materiale classico della scultura come l’argilla».
Pasquale Esposito