Steve Riedell e la fenomenologia degli oggetti. In spiaggia

artribune / 28 febbraio 2014


STUDIO TRISORIO, NAPOLI – FINO AL 28 FEBBRAIO 2014. “TU DÌ CHE NEL GIUDICARE IL LEGNO POSTO IN ACQUA LA VISTA S’INGANNA E IL TATTO NO”, DICEVA GALIEO GALIEI. STEVE RIEDELL, CON I SUOI GIOCHI MATERICI, SCARDINA LE PERCEZIONI CONVENZIONALI DELLA MATERIA. CHE, DA SUPPORTO E RESIDUO, DIVIENE NUOVO “CORPO” DI SENSO.

Canotti e materassini gonfi o sgonfi, palloni da spiaggia, sedie a sdraio sempre sul punto di collassare, un costume da bagno irrigidito dal sole”: questi, nelle parole dell’autore, sono i corpi che costituiscono i Folded-Over Paintings, una serie di oggetti plastico-pittorici che reclamano un luogo e un tempo ben preciso: i caldi e assolati paesaggi californiani e lo spazio mnestico del ricordo, quello dell’infanzia dell’autore, quando curioso passeggiava per spiagge deserte, animate da oggetti dimenticati. È la relazione amorosa tra l’inganno percettivo della materia e i déjà-vu mentali a sorreggere il nuovo lavoro di Steve Riedell (Inglewood, 1954), che dopo sei anni torna a esporre a Napoli. Liberati da una cosità originaria, i relitti usati dall’artista vengono reinventati attraverso una sapiente elaborazione meccanica, apparentemente casuale e approssimata;una manipolazione materica che ne sconfessa l’originaria funzionalità e la consequenziale acquisizione visiva, creando nello spettatore un’avvincente disorientamento percettivo, incapace di decodificare quei corpi con il solo senso della vista.

Raffaella Barbato


 
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