Albanese. L’arte in giardino
corriere del mezzogiorno / 27 novembre 2014
A Villa Pignatelli da sabato la personale dell’artista napoletana
Un linguaggio minimal e concettuale per raccontare le contraddizioni e le violenze del mondo contemporaneo. A partire dalle donne
«Mi piace il movimento, lo spostamento del mio corpo che è fermo mentre mi muovo, viaggio. È qualcosa che mi affascina da sempre, sulla quale ho molto riflettuto». Dal viaggio, segnato da tappe che ferma in disegni e acquerelli, dalle letture e riletture, come quella del Candide di Voltaire questa volta, nasce «Fuori dal giardino», la mostra che Marisa Albanese inaugurerà, sabato alle 11, a Villa Pignatelli.
«Un viaggio intorno al mondo, il nostro, molto lontano dall'essere il migliore dei mondi possibili – spiega l'artista che si divide tra Napoli e Milano – ma che al pari di Candide, con la sua stessa ingenuità preferiamo vedere al meglio, ignorando i mali che lo affliggono, i conflitti che lo dilaniano». Da queste considerazioni nasce un progetto, organizzato in collaborazione con Studio Trisorio, che colloca, fino al 7 gennaio, trenta opere diverse (su strutture disegnate dall'architetto Giovanni Frascino) nelle eclettiche sale e negli spazi esterni di Villa Pignatelli. Una per tutte, «Finto Oro». Una colonna di infiniti fogli di carta bianca sormontata da una scatola rettangolare di legno dorato. È un assemblaggio minimale e potente che spinge la riflessione sulla violenza alle donne, la violenza familiare, di coppia: sulla carta che simboleggia il vissuto di ognuna, troneggia il finto oro di una sicurezza che nasconde prevaricazioni e abusi quotidiani. Linguaggio forte quello dell'Albanese che interrogandosi sulle contraddizioni linea, apre il percorso espositivo con «Lame», l'opera formata dai tre libri sacri delle grandi di un mondo diviso da barriere religioni monoteiste, Tora, Vangelo e Corano, opportunamente disposti al centro del vestibolo della Villa e «tagliati» tra le pagine da lame affilate che non necessitano di spiegazioni. «Inauguro la mostra e mi rifugio a Milano – mi dice pregustando il riposo – la mia cuccia». A Napoli le mostre e a Milano il buen retiro? «Milano è la mia via di fuga. Stacco il cellulare e mi concentro. Napoli invece è in questo momento più viva dal punto di vista artistico. Ci sono grandi eventi, il Madre comincia a lavorare nelle direzione giusta. C’è un'evidente ripresa». E Milano? «Milano ha scelto di puntare su moda e design, l'arte è un passo indietro».
Torniamo al «Giardino». Nel «Salotto verde» della Villa campeggiano i ritratti tridimensionali di Mahatma Gandhi, Rosa Parks e Malala Yousafzai. Sono i «giardinieri» dell'Albanese. «l protagonisti del nostro tempo che hanno dedicato la propria vita a coltivare il «giardino comune». Perché la conclusione dell'artista, al pari del Candide, è che «l'unico modo per ottenere un mondo migliore è "il faut cultiver notre jardin" saper coltivare, aver cura di quella parte di mondo, del giardino che ci appartiene». Non a caso dalla «Sala da toletta» parte «Fault Line» il video che descrive il risalire in superficie delle bollicine d'aria che sgorgano da una sorgente sottomarina ischitana. Un inno alla vita. «Segni dell'energia vulcanica che anima il mondo sommerso».
Melania Guida