Louise Bourgeois a Napoli. Viaggi senza destinazione
espoarte — contemporary art magazine / 29 marzo 2017
NAPOLI | STUDIO TRISORIO | 24 MARZO — 17 GIUGNO 2017
«Non è un'immagine che cerco. Non un'idea. È un'emozione che voglio ricreare, l'emozione di volere, di dare e distruggere».
Louise Bourgeois
Quattro sculture e trentaquattro disegni che raccontano settant'anni di attività artistica, espressione di una vita gonfia di ricordi, sessualità, amore, abbandono, elaborati attraverso la lente dell'arte, lo strumento attraverso cui Louise Bourgeois ha saputo denudarsi, gridare la propria identità e spalancare la porta ai fantasmi che le hanno inferto, plasmandola, le cicatrici di un corpo a corpo senza vincitori né vinti: l'instancabile lotta per la sopravvivenza alla vita.
Quest'artista, che nel 1951 acquisì la cittadinanza statunitense e a New York trascorse la sua quasi centenaria esistenza al fianco di figure che come lei hanno fatto la storia dell'arte contemporanea – luminosi astri di una perfetta notte stellata – è oggi, e fino al 17 giugno, in mostra presso lo Studio Trisorio di Napoli Voyages without a destination il titolo della mostra che in poche e ben calibrate parole esprime l'intricato destino dell'artista, ma prima di tutto della donna, diventata leggenda, che vede la luce in un acerbo inizio Novecento parigino e cresce costantemente lottando – tra attacchi e difese vittorie e sconfitte – con il complesso bagaglio carico d'infanzia e relazioni familiari che saranno sempre nella sua arte la linfa tanto velenosa quanto produttiva del suo percorso.
Le numerose opere in mostra, nei semplici tratti stilizzati ricordano mani bambine che tracciano l'origine con la nostalgia di ciò che è perso, con l’innocenza di ciò che è puro, e allo stesso tempo, con la ferocia di una violenta scoperta. Sulle possibilità della carta nascono allora boccioli in procinto di schiudersi, pieni, come una promessa, della speranza delle realtà in divenire; famiglie in cui ogni figura è uguale a se stessa, sicura nel ruolo di una responsabile presenza, che sia padre, madre o figlio: menhir che acquistano la simbologia dei totem e che mai invaderanno la posizione altrui in un guasto gioco all’incauto ridimensionamento dei naturali equilibri. Nei disegni onirici della Bourgeois ci sono mondi dalle colline ondulate, da acque punteggiate di luce e sabbia, nella semplicità concreta delle forme assolute, spirali che diventano soffioni la cui unione crea alberi frondosi, ma anche mari che inghiottono, mani che si tendono e dita che annaspano in mute richieste di aiuto afferrate al vuoto, corpi di donna sbavati, che sanguinano incoerenza subita, penetrati fino alla violenza estrema che cancella l'identità e costringe alla mutazione, come unica via d'uscita. Come accecata, l'artista individua la spirale del tempo avvicinandocisi a tentoni, avanzando cautamente per non esserne inghiottita, imbavagliata da una una domanda che è un vicolo cieco: Has the day invaded the night or has the night invaded the day?
Il tratto diventa reticolo, ragnatela, geometria su cui giocare al tutto per tutto, ma anche fragile opera del ragno, tessuto che se distrutto l'insetto, infaticabile, ricostruisce. D'altronde la Bourgeois veniva da una famiglia in cui si riparavano arazzi. Anche cosi, il proprio incubo è pur sempre il proprio, il preferito:You are my favourite monster scrive l'artista, quasi incidendo le lettere sulla carta. E dopotutto, ci piace presentare la sua opera in mostra parafrasando Eliot, quando diceva che non è la destinazione, ma il viaggio che conta.
Micole Imperiali