Napoli rende omaggio a Louise Bourgeois, la prima artista femminista

rolling stone / 23 marzo 2017


In arrivo una rassegna interamente dedicata a una delle figure più controverse e affascinanti dell'arte contemporanea, capace con le sue opere di conquistare maestri come Mirò, Duchamp e Warhol

Ci sono alcuni nomi nel mondo dell’arte che forse al grande pubblico non dicono molto, ma che in realtà rappresentano vere e proprie leggende. Ora non voglio dire che Louise Bourgeois sia una perfetta sconosciuta, ma se uscite per strada e fate il suo nome a 100 persone sono pronto a scommettere che meno di un quarto vi saprà dire chi è. Eppure, la Bourgeois è una pietra miliare dell’arte del ‘900, una artista tra le più celebrate nei musei del mondo.

Il 24 marzo allo Studio Trisorio di Napoli inaugura una mostra a lei dedicata, con decine di disegni e una manciata di statue in bronzo. Oltre a questo, il Museo Madre proietterà Louise Bourgeois: The Spider, the Mistress and the Tangerine, film sulla sua vita delle registe Marion Cajori e Amei Wallach. Come se non bastasse, sabato 25 al Museo di Capodimonte sarà inaugurata la mostra Incontri sensibili, a cura di Sylvain Bellenger e Laura Trisorio, dove verrà esposta per la prima volta in Italia l’opera Femme Couteau.

E allora questa è una buona occasione per raccontare qualcosa dell’incredibile vita di questa donna nata nel 1911, in uno dei boulevards che corrono sulla rive gauche della Senna, da una famiglia che economicamente se la passa bene. Borghesi di nome e di fatto. Il padre la odia fin dalla nascita, voleva un maschio, e questa cosa avrebbe segnato indelebilmente la sua vita e il suo lavoro. Lei cresce tra le umiliazioni del padre e la rassegnazione colpevole di una madre che non fa nulla per difendere la figlia, ma nemmeno se stessa. Tace persino quando il marito assume come “bambinaia” dei figli la sua amante per averla in casa, sempre a disposizione.

Il 14 settembre 1932 la madre Josephine muore. Nonostante tutto, un colpo durissimo per Louise, che cade in una depressione così forte da indurla addirittura a tentare il suicidio. Per fortuna non riesce a togliersi la vita, ma a stravolgerla completamente sì: lascia l’università e inizia a frequentare gli studi di molti artisti a Montmartre e Montparnasse, i cuori pulsanti del fermento culturale europeo. A Parigi abita proprio sopra ad André Breton, grande scrittore e critico d’arte, ideatore del surrealismo. Inizia a studiare arte e a lavorare come assistente di alcuni Maestri.

Disegna e dipinge, e fin dai suoi primi lavori emerge la sua attenzione per il corpo e per la memoria. I traumi famigliari sono ancora freschi e si tramutano perfettamente in sfoghi sulla tela nei riferimenti a un padre che mortificava lei e la madre e che nel suo caso, continua a farlo. Si sposa con lo storico dell’arte Robert Goldwater e insieme si trasferiscono a New York. Diventa amica di Mirò e soprattutto di Duchamp, che sostituisce nella mente di Louise la figura del padre.

Diventa mamma a sua volta, ma questo non le impedisce di lavorare e continua con la produzione di tele e disegni, nel segno della memoria dell’infanzia, della casa, del corpo della donna. Viene fuori un lato combattivo della Bourgeois, in particolare nella serie Femme-Maison, straordinarie opere raffiguranti figure femminili completamente nude, le cui teste sono sostituite da un’abitazione. Con Femme Maison, che significa “donna di casa”, lei si ribella al luogo comune, anticipando di decenni le lotte femministe che avrebbero imposto una nuova visione, libera e autonoma, della donna.

Non riesce a sfondare, ma le sue sculture arrivano agli occhi di Alfred Barr, potentissimo direttore del MoMA, che acquista un lavoro per la collezione permanente del Museo. Passa gli anni successivi a fare il giro di tutti gli psicanalisti della grande mela e la depressione le impedisce di lavorare per oltre 15 anni. Negli anni ’60 inizia a sperimentare materiali organici per le installazioni, come plastica, lattice, gomma, gesso e vetro. Sono gli anni in cui nelle sue opere compaiono espliciti riferimenti ai genitali maschili e femminili. I suoi lavori, sempre più spinti dal punto di vista sessuale, fanno piovere sulla Bourgeois una valanga di critiche. Lei non si scompone, anzi si avvicina ai movimenti femministi e inizia a diventare un punto di riferimento anche dal punto di vista politico.

Louise Bourgeois vede riconosciuto il proprio lavoro molto tardi, infatti la vera consacrazione arriva solamente nel 1982, quando il MoMA di New York le dedica una grande retrospettiva. La prima mostra personale interamente dedicata a una donna per il tempio sacro dell’arte internazionale. È qui che dedica ancora lavori alla sua famiglia e decide di non nascondere più nulla, creando addirittura un’opera che narra il rapporto del padre con la sua amante, l’insegnate di inglese di Louise e le sue sorelle. La mostra farà il giro di America ed Europa, e Louise viene acclamata ovunque. Continua incessantemente a lavorare, creando il ciclo di opere che probabilmente resterà il più famoso nell’immaginario collettivo: giganteschi ragni di metallo, alti oltre 10 metri, che ancora una volta sono il prodotto di una mente che cerca riferimenti continui nei primissimi anni di vita. Quel ragno, infatti, non è altro che la raffigurazione della madre, che Louise vede come instancabile tessitrice delle loro fitte trame familiari. Ancora la sua infanzia, irrisolta, è protagonista.

Gli Stati Uniti scelgono proprio lei per rappresentarli alla Biennale di Venezia del 1993 e Bill Clinton in persona le consegna la Medaglia Americana per le Arti. Gli ultimi anni vedono ancora una fitta produzione di opere, oltre a incontri continui con le nuove generazioni di artisti, mostre nei più importanti Musei del Mondo e i più prestigiosi riconoscimenti istituzionali.

Dunque vale la pena fare un giro a Napoli per vedere le sue opere allo Studio Trisorio, ma anche al Museo di Capodimonte. Vale la pena perché questa meravigliosa artista dovrebbe essere celebrata di più, soprattutto per il fatto che il mondo dell’arte l’ha tenuta da parte per 70 anni prima di renderle omaggio. Certo lei non si è fatta scoraggiare e ha saputo aspettare, decidendo di andarsene a quasi 100 anni pur di vedersi riconosciuti i giusti tributi. Infatti Louise Bourgeois è morta nella sua casa di New York il 31 maggio del 2010, all’età di 98 anni. Ed è curioso sapere che pochi anni fa, su una bancarella di un mercatino di Parigi, sia stato ritrovato un diario che perse su un treno nel 1923, all’età di 12 anni.

È soprattutto questo Louise Bourgeois: il diario smarrito della sua infanzia e il capolavoro di una vita a tentare di riscriverlo.

23 marzo, ore 17, MUSEO MADRE – Film, Talk
24 marzo, ore 19, STUDIO TRISORIO – Inaugurazione Mostra
25 marzo, ore 11, MUSEO DI CAPODIMONTE – inaugurazione Incontri sensibili

Nicolas Ballario


 
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