Polidori a Napoli così la foto indaga sacro e profano

il mattino / 9 novembre 2018


L’artista canadese in mostra allo Studio Trisorio con immagini realizzate tra chiese partenopee in abbandono e siti archeologici. Uno sguardo estetico senza tempo ma carico di storia e memorie

È un mosaico visivo denso quello che Robert Polidori ha costruito fotograficamente frequentando chiese e luoghi archeologici di Napoli, nel suo centro storico, e dintorni. Quei piccoli fotoritratti del Novecento che fluttuano tra le macerie e le icone di Santi e Madonne, disseminati in luoghi che spesso hanno una storia lunghissima, reperti di un tempo fuori dal tempo storico, sedimentano tra i colori delicati e le forme, mettendo in connessione la dimensione del sacro con la storia, il luogo di culto con la prosaicità essenziale, e straordinaria, della vita quotidiana nella nostra città.
Come sempre nelle immagini di grande formato di Polidori, si rileva nell’impatto estetico da staged photography l’assenza dei corpi e dell’uomo: i dettagli sono ricontestualizzati dall’importante scenografia, in una promiscuità e contiguità di immagini, luoghi, tempi diversi. Polidori ha fotografato i luoghi sacri della città abbandonati da tempo, in qualche modo tracciando un’indagine del lento declino del fervore religioso che è un carattere ricorrente della modernità in tutto il mondo occidentale, un’evoluzione storica che porta scena del delitto ormai passato, portando i dettagli in superficie, facendoli collassare singolarmente dentro lo sguardo dello spettatore. Ora il fotografo canadese si propone di esplorare fotograficamente, in maniera inedita rispetto a una tradizione visiva forte che attraversa il secondo Novecento italiano e meridionale in larga parte, il rapporto dell’uomo con il divino a Napoli e in Campania. Un rapporto che parte dalle testimonianze e le tracce visive del passato e le mette in relazione con un amore sacro ancor oggi motore inquieto e vitale per la città. Polidori mette insieme venti fotografie inedite di grande formato e a colori per la mostra «Devotion Abandoned», che si inaugura oggi alle 19 presso lo Studio Trisorio (Riviera di Chiaia 215, si potrà visitare fino al 30 gennaio 2019) e frutto di un progetto che ha portato l’artista a soggiornare per lunghi periodi a Napoli negli ultimi due anni.
L’occhio indaga e recupera colore e immagine, forme del sacro e tracce della relazione tra uomo e divino che passa sostanzialmente attraverso le immagini: Polidori si muove tra la chiesa di San Giuseppe delle Scalze a Pontecorvo e quella di Santa Maria del Popolo agli Incurabili, tra Santa Luciella ai Librai e Sant’Agostino alla Zecca, tra Gesù e Maria e il sacro tempio della Scorziata, passando per Santa Maria Vertecoeli, San Potito, l’Augustissima Compagnia della Santa Croce, cercando di ricostruire le trame di una assenza che testimonia passione e devozione, in una connessione diacronica e sincronica con le rovine dei Campi Flegrei, di Oplontis e Pompei perché, come le chiese abbandonate, anche questi luoghi carichi di storia diventano, attraverso il suo sguardo, metafore e catalizzatori di uno stato dell’essere umano. Le scene fotografate ricordano quelle di un teatro in disfacimento, strappano il sipario su un luogo abbandonato da tempo dove restano i pochi ritratti del passato: anche quel piccolo viso dipinto in epoca romana indaga lo sguardo dello spettatore mettendolo inesorabilmente in gioco, interrogandolo. La lettura di Polidori è esteticamente segnata e orientata, la sua fotografia insegue i colori saturi, il segno forte che si rapprende come traccia intensa in grado di influenzare chi guarda, portando lo spettatore in una dimensione di sospensione in cui il tempo sembra fermato.

Giovanni Fiorentino


 
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L’obiettivo e la devozione – Polidori da Trisorio indaga le chiese rimaste deserte