Richard Nonas, l’antropologo che si fece artista. Legno e acciaio da oggetti ad arte

la repubblica / 31 marzo 2025


Fino al 10 maggio allo Studio Trisorio “Continental drift”, l’esposizione dedicata allo scultore statunitense morto nel 2021

“La scultura non è un’aggiunta al mondo, è un tentativo di rimpiazzare una parte di quel mondo, di superarlo senza obliterarlo. La scultura cancella, crea cancellando”. Richard Nonas (New York, 1936-2021) descriveva così il suo metodo di lavoro. Lo Studio Trisorio dedica al noto artista americano un’importante mostra, “Continental Drift”, in collaborazione con Jan Meissner e Stefan Zeniuk (via Riviera di Chiaia 215; fino al 10 maggio; orario di visita: 10-13.30 e 15.30-19, sabato 10-13.30 e 15.30-18.30).

Richard Nonas ha lavorato per dieci anni come antropologo – studiando, tra l’altro, i nativi americani dell’Ontario, in Canada e in Messico - prima di iniziare la sua carriera da artista. Il suo passaggio, alla fine degli anni sessanta, dall’antropologia all’arte, lo ha portato ad avere un approccio del tutto singolare verso la scultura che trascende le mere considerazioni sulla forma. «L’antropologia – ha ripetuto più volte Nonas - mi ha fatto il dono del dubbio permanente. Ma la scultura mi ha obbligato a usarlo. Ho cominciato a fare oggetti che dovevano deliberatamente essere confusi, ambigui, che dovevano essere resistenti alle limitazioni del linguaggio e della spiegazione. Ho trasformato il mio dubbio in scultura. Ho reso fisico il dubbio stesso».

Nonas che esordisce nel pieno delle sperimentazioni radicali e delle trasformazioni sociali a New York, negli anni Settanta, fondando il gruppo “Anarchitettura” insieme a Gordon Matta-Clark, si interroga sul potere educativo ed emozionale nascosto in tutti gli oggetti, anche i più semplici, creando sculture che vanno dal piccolo formato alle installazioni ambientali. Tra i primi artisti post-minimalisti, ha lavorato con forme semplici e materiali comuni, come il legno, acciaio, pietre, trovati per strada, in foreste e montagne, che sceglieva, raccoglieva e poi disponeva ordinatamente.

Le sue sculture nascono da una profonda indagine su come gli oggetti possano trasformare la nostra percezione ed esperienza di un luogo. Negli spazi dello Studio Trisorio, sono esposte opere intime e poetiche che giocano con la gravità, la materia e sospensione. Sculture in legno e in acciaio realizzate fra il 2009 e il 2020, oltre ad alcune rare opere su carta degli anni settanta e novanta, montate a parete o sul pavimento.

Una disposizione semplice, come quella ricercata sempre dall’artista, che mira ad alterare il peso emotivo e percettivo di uno spazio, in questo caso quello della galleria napoletana.

«Nonas voleva provocare nell’osservatore – si legge nel testo che accompagna la mostra - lo stesso stato di ambiguità che lui stesso provava camminando su una strada in Messico, attorno a un cantiere abbandonato o attraverso una radura nella foresta, in un luogo non familiare e senza alcun indicatore culturale riconoscibile, considerando la natura (lo spazio) e la cultura (il luogo) come elementi in continua tensione tra loro».

Renata Caragliano


 
Previous
Previous

Richard Nonas | Continental Drift

Next
Next

Nonas le memorie di un antropologo