Roxy in the Box, in mostra a Napoli il suo universo pop

il mattino / 10 maggio 2024


a scugnizza dell’arte nel salotto buono della città: «E perché no, può essere una frattura». Roxy in the box espone a via Carlo Poerio, dove lo Studio Trisorio ha uno spazio fronte strada. E dove da oggi, per un mese, l’autrice del famoso «Martiri» che deforma il marchio Martini ha allestito la mostra «Social pop mirabilia», trascinando le sue creazioni ultrapop e le tonalità sgargianti, le provocazioni e i titoli minacciosi come «T’aggia scassà ‘o sanghe» e «Ti prenderei per le palle».

Proprio quest’ultimo dà il nome a uno dei nuovi progetti: è formato da un dipinto in cui una donna, armata di chele, è pronta ad afferrare le parti basse degli uomini, e una statua sul genere Nike di Samotracia su cui Roxy farà mettere le firme alle donne che verranno a visitare l’esposizione. La personale ripercorre la produzione degli ultimi anni, con pezzi inediti e lavori già esposti, «che per me tornano di attualità», spiega.

Delle novità fa parte la raccolta simbolo della mostra, «Conchiglia conchistai». Sculture di gusci marini accolgono animali terrestri o oggetti di consumo, un coniglietto o una bottiglia di Coca Cola accartocciata: «Una dedica agli incontri che non avevamo previsto», dice Roxy.

Un altro progetto inedito è «Pensati in bocca», una decina di tavolette con sopra rappresentati dolciumi e cibi di strada e una scritta: «Ti comprendo come nessuna» si legge accanto a una golosa montanara, o «Stato di grazia» dedicato a una zeppola di San Giuseppe. Dice l’artista: «Il cibo può essere un alleato o un pericolo. Il progetto vuole mettere in guardia dagli abusi, stiamo diventando una società di obesi».

Gli angoli dell’ambiente, piccolo, a forma quadrata, accolgono gli altri gruppi di opere, tra cui quelle più datate. Ci sono le scatole luminose con le sue celebri parodie dei marchi, da «Cinismo» invece del Cynar a «Prega» al posto del liquore Strega; c’è un mare nel cassetto, l’installazione già vista al Mann in cui il tiretto di un vecchio comodino accoglie il video di un tratto di oceano, «per raccontare la memoria dei migranti. Qualcuno pensa che sia un sogno, invece no, è un sogno già avvenuto e rappresenta il racconto di un vissuto quasi sempre sofferto».

Colpisce molto un antico raccoglitore di immagini: «Una decina di anni fa mi trovai a passeggiare tra le bancarelle, a piazza Dante, e fuori la porta di un negozio catturò la mia attenzione una vecchia valigia colma di foto; ci infilai una mano dentro, come se stessi immergendo le dita nella farina prima di impastare, iniziando a pescare tra le immagini», racconta. «Mi domandai cosa potessi fare con le foto: non servivano più a nessuno, erano orfane di chi le aveva create. Ho deciso di adottarne qualcuna donandole i miei ricordi”. Così Roxy ha stampato i volti delle immagini orfane abbinandole ai suoi miti personali: David Bowie, Basquiat, ma anche Wonder Woman e Heidi. Titolo? «Ritorno al futuro». La conclusione: «Avevo il desiderio di sperimentare una dimensione diversa dalle mie precedenti esposizioni. La caratteristica che mi ha affascinato di questo spazio è la sua vetrina che si affaccia direttamente sulla strada: a Napoli, le gallerie d'arte contemporanea tendono a stare nel chiuso degli appartamenti, qui ho trovato la possibilità di esporre il mio lavoro in un contesto urbano, on the road».

Giovanni Chianelli


 
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L’esposizione di Trisorio fronte strada. Roxy in the Box finisce «in vetrina» a Chiaia